Roma, 15 novembre 2023 – Nel contesto di una crisi geopolitica che rimette al centro le fragilità di rapporti internazionali, economici e politici, l’Assemblea annuale di Federmanager 2023 ha voluto affermare “A gran voce”, come sottolinea il titolo, l’ambizione di ripartire dal valore della competenza per rilanciare la nostra industria e costruire un’Italia competitiva.
“Il tenore delle sfide che abbiamo davanti ci impone di rinnovare la nostra strategia di politica industriale, di promuovere l’innovazione e la conoscenza e di favorire la crescita dimensionale delle imprese e il rientro delle produzioni strategiche. Indispensabile per fare questo è mettere al centro la competenza superando alcuni paradossi che ne ostacolano le potenzialità”. Demografia, transizione ecologica, intelligenza artificiale, skill mismatch, sostenibilità finanziaria, sono alcuni dei temi che il Presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla ha messo al centro dell’Assemblea dei dirigenti italiani, che ha visto la partecipazione di Antonio Tajani, vicepremier, ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale; Matteo Salvini, vicepremier, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti; Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy; Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento; Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica amministrazione e Andrea Abodi, ministro per lo Sport e i Giovani.
Il premier Giorgia Meloni ha indirizzato un videomessaggio all’Assemblea nazionale di Federmanager in cui dichiara che “il titolo di quest’Assemblea sintetizza bene due pilastri dell’azione di governo: la competitività e la competenza. Per noi la parola competitività significa costruire un’Italia che possa giocarsela ad armi pari con le altre grandi nazioni del mondo. Un concetto che vale in tutti gli ambiti, a maggior ragione vale per le nostre imprese, che voi manager guidate“.
Il Presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla esordisce dicendo che “Il primo paradosso sulla competenza è che tutti la invocano, ma in pochi la riconoscono e sempre in meno la premiano”. Al primo gennaio di quest’anno 6 milioni di italiani hanno lasciato l’Italia, un fenomeno in aumento del 2,2% rispetto al 2022. In media, ogni 100 giovani, 10 decidono di andarsene. “È necessario in primo luogo – afferma Cuzzilla – invertire il trend di investimenti pubblici aumentando quel 4,1% del Pil che destiniamo al sistema dell’istruzione oggi sotto la media Ue, responsabile, tra le altre cose, di un tasso di abbandono scolastico che nel Mezzogiorno sfiora il 15%. È necessario, poi, valorizzare i talenti dotandosi di programmi di scale-up delle competenze concorrenziali a quelli degli altri Paesi, e poi trattenerli qui”. Come? La priorità per Cuzzilla è la questione retribuzioni: “Gli stipendi italiani sono bassi, troppo bassi e da troppo tempo. E non è solo una questione di taglio del cuneo fiscale, su cui ci diciamo favorevoli. Apprezziamo lo sforzo finanziario che lo sorregge, ma riteniamo che tanto il privato quanto la pubblica amministrazione debbano trovare nella contrattazione collettiva e nella contrattazione di secondo livello un volano per l’adeguamento delle retribuzioni verso l’alto. È solo nel lavoro di qualità e ben pagato che può trovare corrispondenza la competenza di cui tutti sentiamo il bisogno”.
“Strettamente correlato è il paradosso dello skill mismatch”. Le imprese determinate ad assumere non trovano sul mercato le competenze che cercano, nonostante gli oltre 500mila posti di lavoro in più registrati quest’anno. Il mismatch avviene a ogni livello: 1 posto su 2 è vacante e in prevalenza riguarda figure tecnico-ingegneristiche e operai specializzati. Le cause prevalenti sono la mancanza di candidati e la preparazione inadeguata. Per i manager, lo stesso: 1 impresa su 2 fa fatica a trovare profili manageriali e, in tema di competenze, oltre il 75% dichiara di avere difficoltà a individuare le caratteristiche manageriali che valuta necessarie a gestire un processo, un’area o un cambiamento, come ha rilevato l’Osservatorio 4.Manager.
“Vedo due rimedi possibili – spiega il Presidente -. Anzitutto far decollare il sistema delle politiche attive che dovrebbe basarsi sul combinato di formazione mirata del lavoratore e strumenti efficaci per l’incrocio tra domanda e offerta. Il secondo chiama in causa la grande minaccia demografica che ci porterà nel 2050 ad avere un rapporto tra individui in età lavorativa e restante popolazione di uno a uno, mentre oggi è di circa tre a due. Per questo la cosa più importante è riconoscere ai giovani opportunità professionali coerenti con le loro aspirazioni e con le esigenze delle imprese, dare il massimo supporto a chi decide di essere genitore con misure stabili, orientare il lavoro verso l’alto e verso il futuro, avendo chiari i fabbisogni di competenza adeguati ai cambiamenti epocali in atto e finanziare dei piani formativi corrispondenti”.
“Poi c’è il paradosso delle nuove tecnologie: l’intelligenza artificiale è più brava della maggioranza di noi. L’impatto dell’AI sulle nostre vite è potente – dice Cuzzilla -, ad essa sono legate questioni occupazionali, etiche, di privacy e di sicurezza nazionale che impongono di considerare questa sfida oltre la dimensione economicistica”. Per ora, facendo le dovute eccezioni, il mondo produttivo sembra in ritardo: in Italia, l’Intelligenza artificiale è adottata dall’1,5% delle piccole imprese e dal 12% di quelle con più di 250 dipendenti. Il rischio di accelerare la segmentazione e la diseguaglianza produttiva del nostro sistema imprenditoriale, tra piccole e grandi imprese, tra Nord e Sud, tra settori tecnologici e settori tradizionali, è alle porte. Due sono le strategie d’attacco individuate: “La prima riguarda gli incentivi all’investimento in capitale umano che devono andare di pari passo con quelli per le tecnologie abilitanti. Ricordo che il piano Industria 4.0 non ha espresso tutte le sue potenzialità proprio perché aveva trascurato di sostenere l’investimento sulle persone. La seconda azione riguarda la cooperazione tra Stati. Esattamente come è accaduto per la comunità scientifica in risposta allo shock pandemico, la comunità tecnologica può e deve lavorare assieme per il progresso della civiltà”.
L’ultimo paradosso è quello legato al tema della transizione sostenibile. L’Italia è leader nell’economia circolare, e vanta la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (83,4%), trenta punti percentuali in più rispetto alla media europea. Negli ultimi cinque anni oltre 500mila imprese hanno investito nella green economy. Nonostante questo, ci sono tante piccole imprese che faticano a innovare a causa della mancanza di professionalità specifiche. “Anche in tema di competenze richieste è in corso una riconversione che porterà a formare milioni di persone a posti di lavoro “verdi” – dichiara il Presidente – con la diffusione in azienda del manager della sostenibilità che è una figura chiave in questa transizione che noi in Federmanager formiamo e certifichiamo. La sostenibilità – afferma Cuzzilla – è la strategia vincente del presente, non del futuro”.
In conclusione, “A gran voce” Cuzzilla indica le priorità per rinnovare la strategia di politica industriale: “Per prima cosa dobbiamo allentare il carico normativo e burocratico, poi investire su asset strategici che costituiscono l’eccellenza italiana nel mondo e capitalizzare le imprese con opere tangibili come infrastrutture, reti e collegamenti”. Cuzzilla ricorda, infine, che dobbiamo riconsiderare in termini di risorsa anche la nostra posizione nel Mediterraneo come porta d’Europa. “Per riuscirci abbiamo bisogno di politiche europee di sintesi capaci di coordinare gli investimenti degli Stati membri affinché alcune aree non diventino il traino di altre. In tal senso anche la Zes unica può diventare una risposta di politica industriale a patto che alleggerisca il Mezzogiorno dal peso del ritardo che ha accumulato. Non possiamo permetterci di essere un Paese arlecchino, perché l’unica chance che abbiamo di crescere è farlo insieme”.
L’evento è stato organizzato in collaborazione con IWS – Industria Welfare Salute e Praesidium.
A seguire le dichiarazioni del premier Meloni e dei Ministri Tajani, Salvini, Urso e Zangrillo
MELONI A FEDERMANAGER: COMPETITIVITÀ E COMPETENZA DUE PILASTRI AZIONE GOVERNO/VIDEO RIDURRE DIVARIO ECONOMICO, SOCIALE, INFRASTRUTTURALE TRA NORD E SUD (DIRE) Roma, 15 nov. – “Saluto il Presidente di Federmanager Cuzzilla e lo ringrazio per l’invito. Mi ha colpito molto il titolo di quest’Assemblea perché sintetizza bene due pilastri dell’azione di governo: la competitività e la competenza”. Cosi’ la premier Giorgia Meloni, in un messaggio inviato all’assemblea di Federmanager in corso a Roma. Per noi, aggiunge, “la parola competitività significa costruire un’Italia che possa giocarsela ad armi pari con le altre Nazioni. Un concetto che vale in tutti gli ambiti, a maggior ragione per le nostre imprese e per voi manager che le guidate. Fin dal nostro insediamento stiamo lavorando per superare le rigidità del nostro sistema e per liberare le energie positive dell’Italia. Lo stiamo facendo costruendo un fisco più amico, con una burocrazia alleata di chi crea ricchezza e occupazione e investendo in infrastrutture, ricerca e innovazione. Crediamo sia poi necessario garantire il più possibile pari condizioni con le imprese straniere con i sistemi produttivi delle altre Nazioni, europee e non. Questo vuol dire, ad esempio, stesse regole e tutele relative al mondo del lavoro, sistemi fiscali allineati, medesime regole produttive, con riferimento ad esempio all’ambiente”. Perché, continua Meloni, “il dumping salariale, fiscale e ambientale eregge un muro che si chiama concorrenza sleale. Un muro che limita la competitività di coloro che la subiscono. La strada per costruire un’Italia più forte passa anche da un’altra priorità: ridurre il divario economico, sociale, infrastrutturale tra Nord e Sud. È la ragione che ci ha spinto a stanziare, con questa legge di bilancio, un miliardo e 800 milioni di euro per il credito d’imposta alle imprese che investono nella nuova ZES unica. Una grande opportunità per tutto il sistema imprenditoriale italiano, perché più cresce il Sud, più cresce e diventa competitiva l’Italia”. E poi, sottolinea, “la competenza e il merito, due valori aggiunti per la nostra Nazione. Sembra un’ovvietà ribadirlo, ma non sempre è stato così. Per anni ci è stato detto il contrario, ovvero che uno valeva uno e che la competenza non serviva a niente. Messaggi devastanti, di cui purtroppo paghiamo ancora le conseguenze. Noi abbiamo scelto di chiudere quella stagione e di lavorare per riattivare l’unico ascensore sociale di cui disponiamo: il merito. Lo Stato deve garantire a tutti le stesse possibilità nel punto di partenza, ma spetta al singolo dimostrare quanto vale. Spetta, cioè, ad ognuno di noi decidere qual è il nostro punto di arrivo. È quella ci piace chiamare ‘rivoluzione del merito’, un cambiamento di cui abbiamo gettato le basi in questo primo anno di governo e che sarà la nostra bussola, a partire dalla scuola e dall’investimento nelle competenze. Perché il capitale umano è il patrimonio più prezioso che abbiamo, è ciò che ci permette di essere competitivi a livello internazionale e che fa del Made in Italy un’eccellenza tutta Italia. Anche per questo abbiamo deciso di occuparci specificatamente del problema del disallineamento delle competenze e di investire in politiche attive del lavoro mirate, e in una formazione al passo coi tempi e adeguata alle esigenze del mercato del lavoro”.
IMPRESE: TAJANI, ‘MANAGER CENTRALI, SERVONO SEMPRE PIÙ QUALIFICATI PER CRESCITA’ – “I manager rappresentano quadri importanti del nostro mondo imprenditoriale e noi puntiamo tantissimo sull’internazionalizzazione delle nostre imprese e abbiamo bisogno di manager sempre più qualificati che siano in grado di raffrontarsi con l’intelligenza artificiale, con le biotecnologie, con un mondo economico e un’industria che cambia. E abbiamo bisogno anche di manager nella pubblica amministrazione che le permettano di fare un salto di qualità. Ridurre la burocrazia, favorire la crescita economica del Paese”. Lo ha detto il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, arrivando all’assemblea annuale di Federmanager a Roma.
IMPRESE: TAJANI, PRIVATIZZAZIONI FANNO BENE AL PAESE – “Io non sono per lo ‘Statoimprenditore’. Il governo deve assecondare e fare delle buone regole, ma serve meno Stato e più impresa nell’economia e credo che un incremento di privatizzazioni faccia bene al nostro Paese e lo renda ancora più moderno”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenendo all’assemblea di Federmanager. “Lo strumento per crescere è la competitività” ma “la situazione economica non è facile: ci sono due guerre ai confini del nostro Paese che mettono in difficoltà qualsiasi sistema economico, ma sono fattori esterni. Siamo un grande Paese europeo che non andrà in recessione grazie a questo tessuto connettivo che riesce ad andare avanti nonostante le difficoltà”, ha affermato il ministro.
TAJANI, ‘BASTA TIMBRI E CARTE, SERVE RIVOLUZIONE BUROCRATICA’ ‘O SI PERDE IN COMPETITIVIÀ, COSÌ I MANAGER PA VANNO ALL’ESTERO’ – Occorre “una rivoluzione burocratica: basta timbri, carte”, tutto ciò che mette in difficoltà l’investitore, che poi decide di non restare in Italia. Ad esprimersi così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo all’Assemblea di Federmanager, a Roma, spiegando che, se non si persegue questa strada, “si perde in competitività” ed i manager della Pubblica amministrazione “così se ne vanno all’estero”. Il ministro afferma, poi, in merito alle misure fiscali in Legge di Bilancio, che “un Paese cresce, se non paga troppe tasse”.
GIUSTIZIA: SALVINI, ‘MI FIDO DEI MANAGER E DEI SINDACI, NECESSARIA GIUSTA E PROFONDA RIFORMA’ – “Mi fido dei manager degli imprenditori e dei sindaci e do loro ampio mandato di agire e in quest’ottica è necessaria una giusta e profonda riforma della giustizia”. A dirlo Matteo Salvini, vicepremier, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, intervenendo all’assemblea annuale Federmanager in corso a Roma.
SALVINI: TETTO A STIPENDI È LIMITAZIONE, PROFESSIONISTI BRAVI VANNO PAGATI – “Il tema del tetto allo stipendio è una limitazione per la Pa, lo vedo nel mio ministero. Spesso noi addestriamo e accompagniamo figure professionali eccellenti che una volta giunti a una certa soglia hanno un’offerta del competitor privato e 15/11/23, 12:43 3/15 salutano la Pa. Abbiamo il dovere di riflettere se questo tetto non sia per la Pa più un danno che un risparmio. Se uno è bravo, va pagato in quanto bravo”. Lo dice il vicepremier e ministro dei Trasporti e Infrastrutture Matteo Salvini intervenendo all’assemblea nazionale di Federmanager.
PNRR. SALVINI: NON POTER UTLIZZARE MANAGER IN PENSIONE SE NON GRATIS È IDIOZIA – “Noi abbiamo 39 miliardi di euro di Pnrr da mettere a terra. Il fatto che i dirigenti e i manager, una volta pensionati, siano rottamati e non più utlizzabili se non gratuitamente porta via risorse preziose alla Pubblica Amministrazione. Il fatto che un manager non possa continuare a dare il suo contributo è assolutamente un’idiozia”. Lo dice il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, parlando sul palco dell’assemblea nazionale Federmanager.
IMPRESE: URSO, GOVERNO CREDE NEI MANAGER, CONTRIBUISCONO A GESTIONE COMPETITIVA DEL NOSTRO SISTEMA PRODUTTIVO – Il governo crede nella funzione, sempre piu’ significativa per il sistema produttivo italiano, dei nostri manager, che sono anch’essi un orgoglio del made in Italy e che possono contribuire alla gestione piu’ competitiva delle nostre imprese, soprattutto in questa fase cosi’ importante di riconfigurazione della catene di valore al livello globale. Lo ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine dell’assemblea nazionale Federmanager 2023. “Da qui – ha proseguito – il nostro sostegno alla figura del manager e anche a tutto quello che serve per fornire le competenze che mancano al nostro sistema industriale. L’occupazione aumenta ogni mese di piu’ e questo e’ il segnale vero di un’economia solida – ha sottolineato -, ma resta inevasa una parte importante delle richieste delle imprese per la mancanza, nel mercato del lavoro italiano, delle competenze necessarie. Per questo, nel disegno di legge sul Made in Italy, abbiamo istituito il liceo del made in Italy, la fondazione imprese e competenze”. “E’ questa – ha concluso il ministro – la strada che vogliamo percorrere nei prossimi anni, perche’ siamo convinti che sia quella vincente, soprattutto per Paese come l’Italia che fonda sulle persone e sulle proprie capacita’ creative, artistiche e innovative il successo del made in Italy nel mondo”.
IMPRESE: ZANGRILLO, ‘MANAGER CENTRALI PER GUIDARE PERSONE IN EPOCA CAMBIAMENTO’ – “Viviamo un’epoca di straordinaria complessità e questo è il tempo della responsabilità, del saper agire con senso di urgenza e chi meglio di voi sa cosa vuol dire superare gli schemi consolidati, avere capacità di visione e propensione al cambiamento. Credo che essere manager significhi far accadere le cose e per farlo è fondamentale prendersi cura del capitale umano. Un bravo manager è la persona in grado di guidare le persone in questo momento di cambiamento”. Lo ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, in un video messaggio inviato all’assemblea annuale di Federmanager, in corso a Roma.
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