Bologna, 22 giugno 2017 – «Il cuneo fiscale va abbattuto per tutti e in modo strutturale, altrimenti si fanno misure spot dalla forte connotazione assistenziale». La componente “senior” di Federmanager, riunita a Bologna per discutere di politiche previdenziali, vuole chiarezza sulla proposta di ridurre o abbattere il cuneo fiscale e contributivo sulle nuove assunzioni di giovani. E chiede, pertanto, «regole certe e stabili per costruire un’aspettativa legittima verso il futuro previdenziale».
Non convince, soprattutto, l’idea di generare occupazione utilizzando la leva fiscale in modo congiunturale. «Il conflitto generazionale per cui si rischia di “togliere ai vecchi per dare ai giovani” si supera con un piano di sostegno alla crescita e con il rispetto per chi ha contribuito e contribuisce ancora alla solidità del sistema. La priorità è creare nuovi posti di lavoro, ma l’occupazione si costruisce soltanto in un modo: rendendo le imprese più competitive», ha spiegato il presidente nazionale Federmanager, Stefano Cuzzilla.
«La risposta – ha chiarito Cuzzilla – deve essere un abbattimento definitivo e strutturale del cuneo fiscale che è ormai insostenibile, affiancato da un convinto rilancio della previdenza complementare. Il “secondo pilastro previdenziale” è cresciuto finora in misura del tutto insufficiente a far fronte all’andamento demografico della nostra popolazione e dimostra, ancora una volta, una insufficiente consapevolezza delle potenzialità di questo strumento».
Mino Schianchi, presidente del gruppo pensionati Federmanager, ha rilanciato: «Basta con i prelievi forzosi, basta con i blocchi perequativi. Lo Stato non può tradire le promesse fatte a chi ha onestamente onorato il valore della solidarietà con i versamenti contributivi di una lunga carriera. Serve una fiscalità di vantaggio per le categorie deboli e serve maggiore chiarezza sui conti dell’Inps che, al netto dell’Irpef, degli oneri assistenziali e di sostegno al reddito, ha un bilancio previdenziale in attivo».
Così Federmanager ha ricordato che nel 2015 i pensionati erano oltre 16 milioni: oltre 8 milioni e 300mila gli assegni pensionistici totalmente o parzialmente a carico della fiscalità generale e più di 3 milioni e 300mila le pensioni integrate al minimo che costano oltre 9 miliardi annui. A questa situazione si aggiunge un sommerso contributivo stimato in circa 8 miliardi ogni anno.
«Ci auguriamo che la prossima Legge di Bilancio si occupi di questioni urgenti e non delle pensioni, come avviene ogni anno», ha ribadito il direttore generale Federmanager, Mario Cardoni, aggiungendo che «questa categoria è stata già abbondantemente penalizzata negli ultimi anni. Sarà essenziale che, subito dopo l’estate, si inizi un serio ragionamento su quali provvedimenti normativi introdurre nella manovra per rilanciare il Paese».
A tal fine Giorgio Ambrogioni, presidente di CIDA, la confederazione che riunisce la dirigenza pubblica e privata (1 milione e mezzo di manager in servizio e in pensione), ha annunciato la presentazione di un documento programmatico di politica economico-finanziaria in vista dell’autunno.
«Continueremo a chiedere una “operazione verità” sui costi previdenziali che sono sostenuti essenzialmente da una piccola fetta di appena 800mila contribuenti – ha concluso Stefano Cuzzilla –. Noi manager lo sappiamo bene e per trasparenza pretendiamo che il dibattito pubblico affronti il tema, per noi indispensabile, della separazione tra previdenza e assistenza».