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Federmanager: aumentare gli investimenti in industria e tecnologia pulite

Roma 17 febbraio 2017 – Ribilanciare le nostre fonti di approvvigionamento energetico per raggiungere l’obiettivo di un sistema basato sul mix energetico e su un’industria competitiva e sostenibile. Questa è la chiave con cui la Commissione Energia di Federmanager ha definito una proposta che oggi ha indirizzato ai soggetti istituzionali competenti nell’ambito del convegno “Le prospettive del sistema energetico italiano in un contesto sempre più globalizzato”.

Secondo le recenti analisi di Federmanager e di AIEE, Associazione italiana economisti dell’energia, che saranno presentate a Roma il prossimo 22 marzo, se l’Italia si limitasse ai requisiti minimi richiesti dall’UE, raggiungerebbe un taglio di solo -19% delle emissioni. In particolare, secondo lo studio, per arrivare all’obiettivo del -40% delle emissioni nel 2030 l’Italia dovrebbe puntare al 40% di fonti rinnovabili (rispetto al minimo indicato del +27%) e a un -39% di consumi energetici (contro il -27%). «Serve un approccio complessivo per trasformare il rischio della cosiddetta “tempesta perfetta” in un’opportunità di crescita e di nuovi posti di lavoro», ha dichiarato Sandro Neri, coordinatore della Commissione Federmanager, alludendo al nesso tra sostenibilità ambientale ed economica.

«Federmanager si candida a dare un contributo concreto alla definizione della nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN) affinché parta un ciclo di investimenti mirati che faccia bene all’industria e all’ecosistema. Pensiamo al mondo che lasceremo, all’obiettivo di consentire alle famiglie un risparmio ma anche di rendere più efficienti settori produttivi importanti creando nuova occupazione», ha affermato il Presidente della Federazione dei manager, Stefano Cuzzilla.

Per l’On. Stella Bianchi, Commissione Attività produttive della Camera, «lo scenario oggi è al 2030 e al 2050. È indispensabile che la SEN sia inserita nell’ambito di una strategia climatica complessiva». E, per quanto riguarda i costi, ha chiarito: «Gli incentivi dati negli anni andavano manutenuti; ora le rinnovabili sono diventate concorrenziali con le tecnologie tradizionali. Le fonti fossili costano molto in termini di danno alla collettività. Ed è questo il costo vero che va calcolato».

«Molto dipenderà da come gestiremo gli obblighi comunitari in una logica che non penalizzi la nostra economia», ha chiarito Carlo Di Primo, Ad di AIEE, ricordando che «l’Italia è in grande difficoltà a causa della dipendenza energetica dall’estero, ormai all’85% del fabbisogno». Di contro, secondo le stime del Winter Package, con un piano di investimenti europei pari a 177 miliardi l’anno in industria “pulita” «da qui al 2030 si creerebbero 900mila posti di lavoro e un +1% del Pil europeo».

«Secondo gli ultimi dati, tra il 1990 e il 2014 il consumo energetico delle famiglie è cresciuto del 45%», ha sottolineato il Sen. Franco Mirabelli, della Commissione Ambiente: «Un tema è produrre energia riducendo le emissioni di gas serra e anidride carbonica – ha aggiunto -, un altro tema è ridurre il fabbisogno energetico e i consumi. Questo non significa invocare la decrescita felice, ma rendersi conto che della grande opportunità che si apre per le aziende e per il mercato».

Dopo l’approfondimento sullo scenario energetico internazionale curato dal Prof. Sergio Garibba, consulente per la politica energetica del MAE, il direttore generale Federmanager, Mario Cardoni, ha concluso il convegno sintetizzando il principio giuda: «Oggi la Strategia energetica non può essere disgiunta dalla Strategia climatica. Da questo – ha detto – dipendono il futuro del nostro Paese e la tenuta stessa dell’Europa».

Redazione Federmanager

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