Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri interviene sulla scia del precedente provvedimento del 23 febbraio che abilitava il lavoro da remoto limitatamente alle imprese comprese nella cosiddetta “zona rossa”, ora applicabile in via automatica, fino al 15 marzo 2020, anche in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria.
«Auspichiamo che il governo approvi tutte le misure di sostegno fiscale per aiutare le imprese ad affrontare la criticità del momento. Vanno privilegiati gli interventi a garanzia della continuità dell’impresa. I manager dell’industria e dei servizi sono in prima linea per non fermare le attività», avverte il presidente Federmanager.
«Le ripercussioni dell’emergenza da coronavirus sono evidenti su più fronti: dalle numerose aziende che operano con la Cina, al fermo del settore del turismo, dalla crisi dell’agroalimentare fino al blocco della Milano Fashion Week – continua Cuzzilla – e a risentirne sarà anche il funzionamento globalizzato del mercato del lavoro, sia interno sia esterno alla singola azienda».
Il telelavoro riguarda il 4% dei lavoratori italiani mentre la media europea è del 9, con punte del 20% nei paesi del nord Europa e del 35% negli Usa. Se le modalità di “smart work” fossero applicate al doppio dei lavoratori attuali potremmo ottenere un recupero di circa 4 miliardi di euro all’anno.
«La verità è che nel 70% dei casi il lavoro a distanza si applica alle attività sperimentali, non consolidate. Non è uno strumento diffuso, è ancora un’eccezione a cui si ricorre impropriamente», chiarisce Cuzzilla. «Inoltre, sono soprattutto le aziende di grandi dimensioni o multinazionali a utilizzarlo, mentre il tessuto produttivo italiano è formato soprattutto di Pmi con dotazioni tecnologiche ancora non adeguate. Qui si gioca la sfida, che richiede maggiori investimenti sulle nuove tecnologie e politiche aziendali più lungimiranti».
«Sono i manager i primi a dover promuovere lo smart working. In Lombardia si trova ben il 44% dei dirigenti italiani. I nostri manager sono chiamati a uno sforzo di responsabilità e a prendere decisioni strategiche», sottolinea il presidente Federmanager. «Lo smart working, che oggi poggia sul principio della volontarietà e dell’alternanza tra presenza dentro e fuori i locali aziendali, andrebbe legittimato come strumento di politica contrattuale, da inserire nei contratti nazionali di lavoro al pari di altre misure, a partire dalla Pubblica Amministrazione che è chiamata a dare il buon esempio».
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