Il commento del presidente dei manager industriali giunge a seguito della riunione in videconferenza tenutasi oggi con le organizzazioni sindacali e i ministri competenti, in cui sono stati finalmente annunciati i veri propositi di ArcelorMittal per il futuro dell’ex Ilva, a seguito della crisi del mercato dell’acciaio e dell’emergenza legata al virus Covid-19.
«Non è pensabile riaprire adesso una trattativa sul futuro del più grande sito siderurgico d’Europa e non è accettabile che i manager siano esclusi dalle delicate decisioni che devono essere assunte in questa fase», dichiara Cuzzilla con fermezza, ricordando che «Federmanager ha già offerto il proprio contributo al Governo, inviando a Palazzo Chigi e ai dicasteri competenti un documento di proposte di soluzione tecnica per la competitività dello stabilimento tarantino che ci aspettiamo di approfondire con il Governo».
Federmanager sottolinea che riprogettare l’area a caldo di un impianto a ciclo integrato, avendo come obiettivo una produzione inferiore (6 Mt/a) rispetto al suo target produttivo di circa 8 Mt/a di acciaio liquido, significherebbe ottenere un’unità produttiva fortemente squilibrata e, di conseguenza, non in grado di ottimizzare i costi di produzione e conseguire in pieno le economie di scala che da sempre sono state un punto di forza dello stabilimento di Taranto, oltre naturalmente a ridurre drasticamente il fabbisogno di mano d’opera.
«Noi proponiamo un piano in cui occorrerà certamente un corposo intervento pubblico, a livello italiano ed europeo, anche utilizzando le possibilità offerte dal “green deal”, a sostegno di un progetto industriale sano e a supporto di parti di ciclo produttivo più pulite e tecnologicamente innovative, con costi di esercizio inizialmente non in equilibrio anche in termini di coperture occupazionali», prosegue Cuzzilla, delineando i tratti di un progetto che, in un orizzonte di medio-lungo periodo, persegua gli obiettivi di salvaguardia ambientale, implementazione di nuove tecnologie e massimizzazione per quanto possibile dei livelli occupazionali.
«Per un progetto così complesso e articolato servono risorse ingegneristiche e di project management; questo fatto, che nessuno per ora ha preso in considerazione, potrebbe rivelarsi drammaticamente grave. Stimiamo infatti, che per la gestione di questo progetto vada creata una struttura multidisciplinare composta da non meno di 100/150 specialisti, in parte provenienti dallo stabilimento e in parte di comprovata esperienza impiantistica», conclude il presidente Cuzzilla, specificando che «occorrerà ripristinare anche retroattivamente lo “scudo penale” a protezione di chi si assume le immani responsabilità del risanamento ambientale e industriale del centro siderurgico di Taranto».
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