«La sostenibilità ambientale è un concreto driver di sviluppo. È ormai avvertita come una necessità dal mondo del management, non è una velleità, non è un orpello», sottolinea il presidente Cuzzilla. «Dobbiamo distinguere tra green washing e le azioni tangibili che creano una reputazione socialmente rilevante e capace di generare business. Se non comprendiamo che questa sfida ha una dimensione economica, non potremo mai veramente vincerla».
«Non è un caso che l’Europa abbia scelto di vincolare il 30% degli oltre 1.800 miliardi di euro messi in campo dal bilancio pluriennale e da Next Generation Eu proprio a questo genere di investimenti», continua il presidente dei manager. «Oggi 2 manager su 3 sanno che interi settori produttivi europei hanno la chance di diventare leader globali grazie alla trasformazione green. E sono anche consapevoli del rischio, per chi non si trasforma, di essere espulsi dal mercato. Le regole saranno più rigorose, l’Europa vigilerà, abbiamo parametri che influenzeranno sempre di più i flussi finanziari, certificazioni che premieranno le filiere più responsabili mettendo al bando fenomeni illegali e corruttivi».
«Non ci stupisce, quindi, che le istituzioni europee siano il primo attore di questo cambiamento. Ci fa piacere, inoltre, avere conferma che il mondo dell’impresa è consapevole della propria responsabilità in questo processo. La cosa che dobbiamo augurarci», rilancia Cuzzilla, «è che anche il nostro governo nazionale consideri la sostenibilità un progetto-Paese. Non basta che la lotta ai cambiamenti climatici sia sentita come obiettivo. Chiediamo che le risorse sia destinate a supportare la transizione verde dell’industria, a favore di chi adotterà il nuovo modello d’impresa, l’unico capace di far alzare i nostri indici di produttività».
«Misure come il superbonus per l’edilizia, strumenti fiscali che rendano finanziariamente conveniente investire in efficienza energetica ed economia circolare o, ancora, procedure semplificate per chi sviluppa tecnologie verdi, devono entrare a pieno titolo nell’agenda di governo. Aggiungo – rimarca Cuzzilla – che bisogna sviluppare le competenze manageriali per rendere il mondo della produzione meno inquinante e tecnologicamente avanzato».
«A tal fine – specifica il presidente – proponiamo di prevedere un contributo a fondo perduto in forma di voucher per l’inserimento in azienda di manager per la sostenibilità certificati. Mi riferisco a quelle competenze tecniche e trasversali che oggi mancano nelle imprese, persino in quelle più reattive che, nonostante la crisi, stanno investendo invece che tagliare sui costi del personale. Le agevolazioni sui macchinari o sull’innovazione dei cicli produttivi devono essere accompagnate a un investimento sul capitale umano, altrimenti non basteranno a generare l’effetto sperato».
«Sono già più di 100 i manager per la sostenibilità certificati da Federmanager attraverso un qualificato percorso di assessment, formazione e certificazione che abbiamo chiamato “BeManager”. Continueremo a coinvolgere altre professionalità in questo programma – assicura il presidente – perché riteniamo che sia coerente con la domanda di competenze che vediamo in crescita e che intendiamo sollecitare».
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