Roma, 26 luglio – Favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro mettendo in contatto mondo dell’education e mondo dell’impresa. Nasce con questi obiettivi la convenzione sottoscritta da Link Campus University e da Federmanager, l’organizzazione, con i suoi 180mila dirigenti industriali, maggiormente rappresentativa del mondo del management.
L’accordo pone le basi per la costituzione di un tavolo paritetico che, nelle intenzioni delle parti, vorrà essere un osservatorio capace di intercettare le nuove tendenze occupazionali e, nello stesso tempo, di far dialogare le imprese con chi ha il compito di preparare le nuove generazioni.
«Siamo convinti – spiega Vincenzo Scotti, presidente della Link Campus University – che il futuro lavorativo dei nostri studenti lo si prepara già nelle aule universitarie. Per questo, avere uno strumento, che sappia intercettare con anticipo le esigenze del mercato del lavoro, vuol dire permettere a noi di immaginare corsi efficaci e al passo con i tempi e agli imprenditori di individuare percorsi formativi più consoni per i propri manager».
«Secondo l’Istat – aggiunge Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager – le imprese guidate da giovani imprenditori, nel 2016, sono state capaci di creare il 30% di posizioni lavorative rispetto ai colleghi più anziani. Il nostro Paese ha la capacità di innovare e noi vogliamo sostenere questa spinta al rinnovamento mettendoci al fianco dei ragazzi che oggi stanno studiando e si stanno formando. Abbiamo bisogno di persone competenti che sappiano leggere le novità dei mercati internazionali, le informazioni sulla concorrenza, le possibilità di finanziamento e gestire i nuovi processi aziendali imposti dalla trasformazione digitale. La convenzione e la nascita del relativo osservatorio vanno dunque in questa direzione».
In Italia, sono quasi 6 milioni le imprese che occupano meno di 10 dipendenti, mentre solo il 20% della forza lavoro è impiegata in aziende multinazionali o comunque di grandi dimensioni. «Questo vuol dire – afferma Cuzzilla – che la nostra industria è a carattere prettamente familiare. Ma l’innovazione e la competitività si costruiscono solo con competenze di tipo manageriale, le uniche in grado di affrontare le sfide aperte da “industria 4.0”. Senza managerialità le nostre PMI rischiano di restare indietro, di restare chiuse in anacronistiche logiche padronali e, quindi, di finire escluse dal mercato globale».
«La convenzione – conclude Scotti – è foriera di questo cambiamento, l’unico possibile per far ripartire l’economia del nostro Paese».
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