Il Patto della dirigenza per l’Italia all’Assemblea annuale di Federmanager.

 

Stefano Cuzzilla: “È il nostro impegno a collaborare con tutte le forze del

Paese per un nuovo rinascimento italiano”.

 

Sostenibilità, inclusività, competenze e legalità:

i quattro pilastri per guidare la ripresa.

 

In netta risalita la domanda di manager da parte delle imprese:

+ 50% rispetto a un anno fa.

 

Roma, 12 novembre 2021 – Un Patto della dirigenza per l’Italia, quello delineato dal presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla oggi a Roma di fronte a oltre 600 tra dirigenti d’impresa e rappresentanti delle istituzioni, per costruire una crescita economica robusta e duratura, basata su occupazione, inclusività, welfare, transizione ecologica e trasformazione digitale.

Oltre al presidente Stefano Cuzzilla, l’Assemblea annuale di Federmanager ha visto la presenza del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, del ministro per le Pari opportunità Elena Bonetti e del ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Un particolare saluto di indirizzo è stato portato dal commissario straordinario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo.

Al centro dei lavori, il Patto della dirigenza per l’Italia per il rilancio economico del Paese, a partire dalla “messa a terra” degli interventi previsti dal Pnrr.

«È il nostro impegno a collaborare con tutte le forze del Paese per un nuovo rinascimento italiano e realizzare un sistema economicamente più competitivo, socialmente più equo ed ambientalmente più sostenibile – ha dichiarato Stefano Cuzzilla nel suo intervento di apertura – I manager italiani hanno già dimostrato di detenere strumenti concreti e metodo d’attuazione che hanno salvato le nostre imprese nel periodo più buio della pandemia. Ora siamo pronti per concretizzare il piano più ambizioso di riforme ed investimenti che si ricordi dal dopoguerra».

Oltre 222 miliardi di euro che sommati alle altre risorse nazionali ed europee, configurano una capacità di spesa 10 volte maggiore di quella sperimentata finora. Una tale improvvisa e massiccia iniezione di denaro rischia di agire come un doping sul sistema, se non si ha chiarezza su quali debbano essere gli obiettivi e su come raggiungerli.

«Risorse da spendere bene, proteggendole con rigore da illegalità, corruzione, e da un’evasione fiscale che da sola vale oltre 100 miliardi l’anno, riconoscendo che la cultura manageriale è una risorsa strategica per mettere la competenza al centro della gestione – ha affermato Cuzzilla – sottolineando l’importanza che i dirigenti d’impresa siano chiamati a collaborare ai tavoli decisionali per l’attuazione del Pnrr».

Secondo le stime di Federmanager e i dati dell’Osservatorio 4.Manager la centralità del ruolo dei dirigenti è sempre più riconosciuta dal sistema d’impresa italiano, così come lo è stata nella fase peggiore della pandemia. Secondo l’indagine Federmanager sulle risoluzioni dei rapporti con contratto da dirigente nel 2020 il numero di manager uscito dalle imprese è stato del 15% inferiore rispetto al 2019, e a ottobre 2021 la domanda di nuovi manager è risultata del 50% superiore a quella dello stesso mese del 2020.

Oggi le imprese chiedono competenze nuove, specialistiche e ad alto valore aggiunto. Una tendenza che trova riscontro nei dati forniti dall’Osservatorio 4.Manager che descrivono una difficoltà di reperimento in crescita che oggi riguarda il 36,4% del totale nuove assunzioni e che sale al 48,4% per i dirigenti. Esiste quindi un gap ancora da colmare in quanto l’offerta di profili manageriali non riesce a soddisfare la domanda.

«Federmanager è profondamente impegnata nello sviluppare piani di aggiornamento professionale e del definire i nuovi profili manageriali necessari al mercato – ha affermato Cuzzilla -. Prepariamo squadre di manager dell’innovazione, mobility manager, export manager, energy manager, digital cfo e manager per la sostenibilità necessari per massimizzare la ripresa economica.  Oggi chiediamo al Governo di sostenere questo sforzo. Chiediamo di confermare il voucher per gli innovation manager e di prevedere strumenti simili per l’inserimento delle altre figure, a partire dai manager per la sostenibilità, oltre a sgravi fiscali che incentiveranno le imprese a investire nel nuovo che serve».

Un tema, quello delle competenze, che riguarda l’intero sistema produttivo e certamente anche il pubblico e i soggetti a capitale pubblico. «Davvero si pensa che il limite alle retribuzioni dei manager nella pubblica amministrazione o nelle società partecipate non abbia effetto sulla loro selezione e, quindi, sulle performance aziendali? – ha affermato Cuzzilla nel suo intervento -.  Che sia possibile, a ogni cambio di maggioranza politica, sostituire la dirigenza senza effetti negativi sull’efficacia della Pa? Perché mai un progetto pubblico dovrebbe rappresentare un sacrificio economico, quasi una crociata piena di insidie? Occorre smetterla di nascondersi dietro a un dito: ragioni di equità e ragioni di opportunità rendono questi limiti controproducenti».

Infine, ma non per questo ultimo per importanza, il tema delle riforme fiscali e previdenziali. Federmanager sostiene la richiesta delle imprese di abbattimento del cuneo fiscale e richiama l’urgenza di una riforma dell’Irpef che tuteli i redditi da lavoro e semplifichi gli adempimenti.

I conti pubblici della previdenza e dell’assistenza vanno separati. Così come non è pensabile che ancora si sottovaluti l’importanza della previdenza complementare: si sottolinea che, da più di 20 anni, il limite per la deducibilità fiscale per chi si iscrive a un fondo pensione sia rimasto invariato. Infine, Federmanager considera inammissibile che si proponga di eliminare la tassazione sui rendimenti e di portare a tassazione ordinaria ciò che oggi è già tassato al 15%, disincentivando ciò che dovrebbe essere incentivato.

I fondi di previdenza complementare raccolgono un risparmio potenzialmente strategico e andrebbero considerati nel loro ruolo di investitori istituzionali. Un ruolo che stanno dimostrando di esercitare, iniziando a investire nell’economia reale, sostenendo settori come infrastrutture, Pmi, real estate. Un ruolo strategico che può andare a beneficio del nostro Paese, che oggi ha oltre 1.000 miliardi di euro di risparmio privato parcheggiati sui conti correnti.

Redazione Federmanager

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