«La questione delle retribuzioni continua a essere posta in termini capovolti. Sembra condiviso che chi guadagna di più in questo Paese debba essere penalizzato. Non si parla di merito, non si parla di risultato», rimarca il presidente Cuzzilla.
E in riferimento alle problematiche interne della tv di Stato, afferma: «La RAI è finanziata con soldi pubblici ed è corretto che sia verificata ogni voce di spesa. Ma ciò non può tradursi nella rinuncia a dotarsi di professionalità che, per competenza e background, sono necessarie a porre l’azienda in modo competitivo sul mercato e a centrare l’obiettivo di fornire un servizio di pubblica utilità e qualitativamente in grado di attrarre investimenti e battere la concorrenza. Se ci sono singoli casi in cui sembra esserci incoerenza tra retribuzione e incarico ricoperto, è bene ricordare che spesso i dirigenti sono stati rimossi non per motivi professionali o per i risultati conseguiti».
«Quello che non è tollerabile – continua Cuzzilla – è la demagogia degli “stipendi d’oro”. È una espressione fuorviante, che ci porta ancora una volta lontani dalla realtà. Finiremo per far espatriare i nostri manager migliori verso Paesi dove chi fa bene e centra gli obiettivi viene ricompensato. È un fenomeno sempre più esteso – avverte – che stiamo drammaticamente sottovalutando».
In merito alla contestuale iniziativa del cda della RAI, che ha annunciato l’adozione di una procedura di autoregolamentazione per verificare la congruità delle remunerazioni, il presidente Federmanager dichiara: «L’azienda sta avviando un percorso puntuale che non riguarda solo le retribuzioni ma anche i contratti di concessione delle produzioni tv. E’ la dimostrazione che le risposte attese si possono dare senza fare demagogia ma in coerenza con un piano industriale di sviluppo. Tuttavia, mi preme chiarire – conclude Cuzzilla – che la reputazione della tv pubblica si costruisce con i fatti e il management RAI sta mettendo in campo azioni concrete per fare di questa realtà un’azienda al passo con i tempi».
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