«Vediamo positivamente il confronto con le parti sociali e parteciperemo al tavolo con l’obiettivo di far chiarezza su alcuni punti imprescindibili quando si parla di fisco. Vogliamo arrivare a una riforma equa secondo il principio “pagare meno, ma pagare tutti”», dichiara il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla.
«Non solo insisteremo per una seria lotta all’evasione, ma porteremo i numeri di Paese fiscalmente a carico dei soli noti, dove metà della popolazione non dichiara o non paga l’Irpef, dove il 4,4 % con reddito superiore ai 55mila euro lordi versa il 37% dell’Irpef complessiva, e l’1%, composto da chi dichiara più di 100mila euro annui, sostiene da solo quasi il 20%. È evidente che occorre redistribuire più uniformemente il carico fiscale perché c’è chi paga troppo e chi non figura neppure», sostiene il presidente dei manager.
«Proporremo soluzioni che vadano a beneficio di chi le imposte le paga, perché questa è l’unica ricetta per salvaguardare il welfare pubblico e la sostenibilità del sistema, tutelando le fasce più deboli e i meno abbienti. Un esempio – indica Cuzzilla – riguarda il sistema della tracciabilità dei pagamenti che va rafforzato o, ancora, una revisione dei sistemi di agevolazione fiscale che premino le attività e gli investimenti virtuosi».
«Il nostro obiettivo», chiarisce il presidente Cuzzilla, «è anche quello di evitare condotte distorsive e strumentalizzazioni delle leggi esistenti. Occorre semplificare la giungla normativa in cui siamo immersi, mettendo in sicurezza istituti costituzionalmente garantiti come la previdenza e l’assistenza sanitaria integrativa».
Quindi, in merito al provvedimento della flat tax, il presidente Federmanager avverte: «Così come congegnata, non sembra spostare sensibilmente i termini della questione fiscale. Limitata alle fasce di contribuzione minima – preannuncia Cuzzilla – sarà destinata a non sortire gli effetti auspicati».
«Il Governo ha preso in carico la questione fiscale e noi daremo il nostro contributo con onestà intellettuale e pensando al bene del Paese», conclude il presidente.
«Siamo alle prove generali di una discussione che tornerà centrale in Legge di Bilancio. Per questo è importante sin d’ora ribadire che qualsiasi riforma non deve pregiudicare l’equilibrio dei nostri conti pubblici. Dobbiamo farlo non perché ce lo imponga l’Europa, ma perché siamo consapevoli che un Paese in deficit è un Paese che ipoteca il futuro delle prossime generazioni e noi siamo già oltre il consentito».
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