Su un totale di 5.150 start up innovative censite in Italia, solo 63 hanno una vocazione sociale. Napoli è al quarto posto per innovazione, prima città del Meridione. Da qui Prioritalia, ItaliaCamp, Fondazione Brodolini, Università Suor Orsola Benincasa lanciano la “Rete degli Innovatori Sociali” per aggregare le esperienze di autoimprenditorialità nate dal basso e sostenere lo sviluppo dell’innovazione sociale.
Napoli, 18 febbraio 2016. – Al 15 febbraio 2016 nel Registro Start up Innovative delle Camere di Commercio risultano iscritte 5.150 imprese, di cui soltanto 63 hanno una vocazione sociale. Con le sue 164 start up avviate, Napoli risulta essere la prima provincia del Sud per innovazione, al quarto posto dopo Milano (772 start up), Roma (443) e Torino (257). Si tratta di realtà piccole: solo 16 delle 5.150 censite impiegano 20 o più persone, 67 hanno tra 10 e 20 dipendenti. Le restanti hanno per lo più carattere unipersonale.
Come si sviluppano e come possono sopravvivere nel tempo, creare occupazione e valore sociale per il Paese? A partire da questo interrogativo Prioritalia insieme a ItaliaCamp, Fondazione Brodolini, Università Suor Orsola Benincasa ha inaugurato oggi a Napoli “la Rete degli Innovatori Sociali” allo scopo di «sostenere quelle realtà imprenditoriali responsabili che sono in fase di avviamento e sperimentazione e che, se messe in rete, possono rafforzare il proprio progetto attraverso la contaminazione di idee e valore», ha spiegato Marcella Mallen, presidente di Prioritalia.
Per Stefano Cuzzilla, alla guida di Federmanager e vice presidente Prioritalia, «lo sviluppo di strategie sostenibili rafforza l’abilità aziendale nell’identificare, proteggere e valorizzare risorse intangibili. I manager sono promotori di questo cambiamento ed è importante che immettano le proprie esperienze e proprio capitale in quelle start up che, in virtù dell’investimento sociale, sanno rendersi differenti dai propri competitor».
Secondo i più recenti dati Eurostat (2014), il mercato di venture capital del nostro Paese è molto arretrato rispetto ai principali paesi europei, valendo solo lo 0,003% del Pil rispetto allo 0,038% francese, lo 0,027% inglese e lo 0,025% tedesco. Solo un quinto di queste risorse è destinato a investimenti in start up innovative. Non mancano, invece, i finanziamenti pubblici a fondo perduto: 20 milioni di euro stanziati lo scorso 15 febbraio dal Mise, che si aggiungono alle agevolazioni fiscali già erogate.
Tra le esperienze di innovazione sociale presentate nel corso del pomeriggio vi è il progetto We Start, espressione dell’impegno dell’Associazione ItaliaCamp sul territorio campano. “Dare carattere di concretezza all’innovazione è fondamentale – ha spiegato Antonio De Napoli, Presidente dell’Associazione ItaliaCamp – se vogliamo utilizzare la leva sociale per far crescere un territorio. Attraverso We Start forniamo agli under 30 degli Atenei napoletani l’opportunità di essere guidati nell’apprendimento e messa in pratica di metodologie imprenditoriali innovative per sviluppare idee ad impatto sociale”.
Ai lavori è intervenuto anche Antonio Dell’Atti per la Fondazione Brodolini che ha portato come esempio a cui tendere ‘Brindisi IS You’. “Si tratta – ha spiegato Dell’Atti – di un laboratorio cittadino per l’innovazione sociale nato a Brindisi ma replicabile anche in altri contesti che utilizza meccanismi di democrazia partecipativa per far emergere soluzioni innovative ai bisogni della città”.
Sul tema dell’innovazione e dell’imprenditoria è intervenuto il Prof. Roberto Panzarani, autore del libro “Humanity: la conquista sociale dell’impresa”, che ha dichiarato: “Oggigiorno le imprese per costruire il loro futuro non possono prescindere dall’innovazione sociale e negli ultimi anni è proprio questo cambiamento che stanno vivendo le nostre imprese a livello mondiale. Un cambiamento che tende ad aumentare il benessere della società e a migliorare il processo di crescita individuale ma anche sociale e cooperativo”.
Roberto Montanari di Unisob: «Siamo orgogliosi di poter ospitare a Napoli un momento di confronto tra le diverse anime che operano nel contesto dell’innovazione. Il nostro Ateneo, con il Centro di Scienza Nuova e i progetti di riqualificazione urbana, come testimoniato dal recupero della Cappella Pignatelli nel cuore del centro storico di Napoli, si candida ad essere un punto di riferimento tra gli operatori che si occupano di innovazione sociale”.
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