Proprio in una fase cruciale per il rilancio del tessuto imprenditoriale italiano, dobbiamo scongiurare in ogni modo un rallentamento, se non addirittura un annullamento, della produzione e dell’occupazione in settori strategici. La “stangata” non riguarda infatti solo le cosiddette aziende energivore, ma interessa l’intera filiera di Pmi che rappresentano il motore dell’economia italiana, spesso prive di una pianificazione energetica e quindi estremamente esposte all’oscillazione dei prezzi.
Federmanager accoglie favorevolmente gli interventi che il Governo sta prevedendo in questo periodo per rispondere alla crisi, ma non basta “mettere toppe”, c’è bisogno di un grande piano strategico che indirizzi la transizione energetica delineata dal Pnrr e che sia attuato con il pieno coinvolgimento dei manager. Negli anni abbiamo assistito a una proliferazione di piani nazionali sull’energia che si sono rivelati del tutto inefficaci, proprio perché, nella loro elaborazione e realizzazione, è mancata la voce dei manager che operano con responsabilità sul campo.
«L’obiettivo deve essere quello di analizzare oggettivamente come rispondere alla crescente domanda di approvvigionamento energetico, pensando inoltre alle ricadute che i costi dell’energia hanno su settori industriali fondamentali, anche dal punto di vista occupazionale – dichiara Stefano Cuzzilla, presidente Federmanager -. L’Italia deve fare chiarezza e affrontare la questione con l’intento di tutelare i cittadini e non indebolire il sistema produttivo».
Il Paese deve superare l’attuale fase di difficoltà, avvalendosi con coraggio delle possibilità offerte dall’innovazione. È quindi intanto auspicabile che sia potenziata, il prima possibile, l’estrazione di gas sul nostro territorio, anche in base a quanto avveniva in passato, lavorando altresì su sfide cruciali come quella dello stoccaggio. Non bisogna inoltre affrontare il tema delle politiche energetiche come uno scontro tra tifoserie di una o dell’altra tecnologia di produzione, dimenticando l’importanza della visione d’insieme. L’orizzonte deve essere quello della diversificazione delle fonti: ecco perché, sul modello di tante esperienze europee di successo, chiediamo che anche in Italia si possa ricominciare a ragionare sulle più recenti tecnologie nucleari, verso i traguardi della decarbonizzazione e di una riduzione della dipendenza energetica dall’estero.
Per fare fronte all’emergenza economica e con l’obiettivo di strutturare una gestione sostenibile a lungo termine, è inoltre opportuno che tutte le aziende, e non solo quelle già obbligate per legge, ricorrano agli Energy manager, figure in grado di comprendere le dinamiche operative e di definire un percorso che sappia mettere in atto una gestione ottimizzata delle politiche energetiche aziendali. Per questo la nostra Federazione, con l’obiettivo di far crescere l’economia del Paese, chiede al Governo l’istituzione di un voucher che aiuti finanziariamente le aziende ad avvalersi di Energy manager.
«L’energia è spesso tra le spese generali più significative per un’azienda, quindi è una voce determinante da affrontare nel quadro di una riduzione dei costi operativi e produttivi – sottolinea Cuzzilla – L’Energy manager, grazie alle proprie competenze, è in grado di comprendere pienamente i processi aziendali, individuare i punti deboli, riorganizzare la gestione interna e pianificare la migliore strategia finalizzata al risparmio energetico, in un’ottica di efficientamento e sostenibilità, anche nel solco degli obiettivi previsti dal Pnrr».
Monitorare ed efficientare l’utilizzo dell’energia elettrica all’interno di un’impresa è infatti essenziale per la competitività di lungo periodo e per garantire l’uso responsabile di ogni risorsa e quindi la sostenibilità dei processi a tutti i livelli. L’inserimento di un Energy manager o di un Fractionary energy manager – nel caso di distretti, filiere industriali o di network di piccoli comuni che vogliano abbattere i costi in un’ottica di economia di scala – si inquadra pertanto in un sistema di ottimizzazione delle risorse per massimizzare i profitti, ridurre i costi e a migliorare la competitività.
«Le aziende devono poter intervenire sul tema dell’energia – conclude Cuzzilla – nella sua complessità. Non solo quindi nell’ottica del risparmio, ma anche dal punto di vista della mancata opportunità di ridurre i rischi, aumentare la resilienza e aggiungere valore su tutta la linea. Al di fuori delle industrie ad alta intensità energetica, infatti, la maggior parte delle aziende considera l’energia prevalentemente come un costo. Questo è un errore strategico che trascura enormi opportunità di migliorare e creare valore. Le scelte che un’impresa compie in merito all’approvvigionamento e al consumo di energia possono influenzare profondamente la struttura dei costi e il modo in cui si affrontano anche gli impatti ambientali e climatici».
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