Catania, 1 luglio 2016 – Taglio del nastro per la Cesame di Catania, opificio storico che, a distanza di 6 anni e mezzo dal fallimento, riapre i battenti grazie alla caparbietà dei suoi ex dipendenti, che hanno riacquisito lo stabilimento costituendosi in cooperativa. Dei circa 10 milioni di finanziamenti necessari a ripartire, il 25% lo hanno messo di tasca propria.
A guidare il progetto, Sergio Magnanti, manager e già Ad dell’azienda ai tempi floridi in cui esportava in 40 Paesi: «Oggi festeggiamo un risultato concreto, dopo anni di sacrifici e di lotte», ha affermato Magnanti. «Il confronto con la concorrenza sarà duro, ma questa azienda continua a essere un punto di riferimento per tutto il Sud Italia e un esempio di Made in Italy che trova forza nel radicamento territoriale».
Si parte con i lavori di ristrutturazione ed entro 12 mesi si torna a produrre. Con 80 lavoratori contro i 500 impiegati prima dell’apertura delle procedure fallimentari. E con un business plan ambizioso, che mira a raggiungere in tempi brevi almeno un quarto della produzione passata, che si aggirava su circa un milione di pezzi in un anno.
La testimonianza della Cesame, insieme a quella del Birrificio Messina, è al centro dell’iniziativa che Federmanager Sicilia Orientale ha voluto organizzare oggi in occasione della assemblea annuale intitolata “Nasce in Sicilia una nuova imprenditoria. Il caso Cesame e Birra Messina“.
«Abbiamo scelto di parlare di due modelli di autoimprenditorialità che stanno creando ricchezza e opportunità di lavoro su un territorio che ha estremo bisogno di investimenti», ha spiegato Giuseppe Guglielmino, presidente di Federmanager Sicilia Orientale. «Vogliamo lanciare anche un messaggio positivo: management, istituzioni e lavoratori possono lavorare congiuntamente per salvaguardare il patrimonio produttivo di questa Regione».
Per Federmanager Sicilia Orientale il cosiddetto modello “workers buyout”, che consiste proprio nella ri-acquisizione di un’azienda fallita, in liquidazione o in crisi, da parte dei suoi dipendenti, va sostenuto attraverso un tris di azioni: meno burocrazia, un accesso facilitato ai fondi strutturali europei 2020-2040, e l’introduzione di management esperto in azienda, anche in forme di temporary.
Sul punto è intervenuto Stefano Cuzzilla, Presidente nazionale di Federmanager, in rappresentanza della categoria che in Italia raggruppa 180mila manager, in servizio e seniores. «Crediamo che l’introduzione di manager in azienda sia fondamentale per affrontare le delicate fasi di avvio di un progetto di autoimprenditorialità e per far volare il business oltre frontiera», ha affermato Cuzzilla. «Questo Paese è ricco di persone coraggiose, di creatività e di saper fare – ha aggiunto -. Ma dobbiamo investire in innovazione e in quelle competenze manageriali che rispondono alle esigenze di mercato. Noi siamo in prima linea, dalla Sicilia fino alla Val D’Aosta, per far ripartire l’industria italiana».