«Non entro nel merito delle motivazioni per cui il comparto pubblico risulta così poco attrattivo – anche se tetto agli stipendi, effetti legati al blocco del tournover e poca osmosi pubblico/privato potrebbero essere fra le cause più rilevanti – ma voglio sottolineare che il Pnrr richiede competenze qualificate, non solo di tipo tecnico o scientifico, ma anche propriamente manageriale. Se il nostro Paese vuole essere competitivo, non può giocare al ribasso, abbiamo grandi capacità e dobbiamo pensare in grande», sostiene il presidente.
«La necessità di garantire l’attuazione del Pnrr va considerata una priorità per il sistema Paese, anche per il mondo privato che muove i propri investimenti sulla base del legittimo affidamento verso il progetto pubblico. Pertanto, il Governo deve porre massima attenzione all’attuazione del Piano, non tanto perché è un impegno verso l’Europa, ma soprattutto perché rappresenta un’occasione epocale per realizzare in tempi certi la trasformazione digitale ed ecologica di cui abbiamo bisogno».
«Il Pnrr è una grande chance anche per rivedere l’impianto organizzativo del Paese – continua Cuzzilla. Servono però capacità di programmazione, di gestione e metodo di attuazione, doti che i manager italiani hanno già dimostrato di avere. L’attuazione del Pnrr deve essere affidata a figure e a metodi manageriali – conclude -. Le competenze ci sono e sono disponibili per aiutare il Paese a crescere».