«Oltre al dispiacere personale – continua Cuzzilla – a nome della categoria dei manager esprimo un sentimento di riconoscenza verso colui che considero un esempio per tutti noi, capace non solo di trasformare la Fiat, ma di ridare vigore all’industria automobilistica italiana, da sempre nostro fiore all’occhiello».
D’accordo con chi parla della “fine di un’era”, il presidente dei manager industriali auspica che «il gruppo FCA raccolga l’eredità del manager facendo tesoro di alcune scelte strategiche che hanno determinato il successo di operazioni aziendali su scala globale, conferendo all’Italia un ruolo sempre protagonista».
Secondo Cuzzilla, «il suo lavoro ha dimostrato inequivocabilmente che quando la proprietà di una grande impresa si affida alle competenze dei manager migliori, è possibile non solo uscire da una crisi aziendale senza precedenti, ma tornare rapidamente competitivi sui mercati internazionali».
«In questo momento siamo quindi vicini a tutta la dirigenza FCA – continua Cuzzilla -, a tutti i colleghi che sono impegnati a gestire una fase delicata per il futuro del gruppo e che, in coerenza con gli obiettivi aziendali, sapranno garantire competenza e soluzioni».
«Quando il Time dedicò la copertina a Marchionne – ricorda il presidente – lo definì giustamente una “car star”, l’uomo che aveva salvato l’industria dell’auto. Oltre ai risultati straordinari che ha portato per quello che oggi è il gruppo FCA, c’era un temperamento straordinario, la capacità di prendere decisioni dirompenti, la lungimiranza e il gioco d’anticipo, una forte attenzione alle risorse umane e alla crescita delle professionalità».
«Da parte nostra – conclude il presidente Federmanager – riconosciamo in questi valori il senso di essere manager: anche quando è stato scomodo e non compreso, Marchionne ha dimostrato con i fatti il significato della leadership. Credo che questo non possa essere confutato. Credo che questo sia il più grande insegnamento da trarre».