Roma, 31 gennaio 2018 – «In questo momento delicato per il Paese, Federmanager intende fare un po’ di chiarezza sulla questione previdenziale, finita nuovamente al centro del dibattito pubblico – ha dichiarato Stefano Cuzzilla Presidente Federmanager -. Nei prossimi giorni, con un calendario serrato, vogliamo dare “voce alla verità” tramite una campagna sui principali quotidiani: un messaggio chiaro e circostanziato che darà massimo rilievo alla posizione di Federmanager in difesa delle pensioni, di un fisco più equo ma soprattutto del lavoro».
«Chiariamo subito che l’Italia riparte dal lavoro. Che le pensioni si basano sul lavoro, o almeno così dovrebbe essere. Ricordiamo – ha aggiunto il Presidente dei manager – che circa la metà degli italiani non presenta la dichiarazione dei redditi e che solo il 12% dei contribuenti (prevalentemente lavoratori dipendenti e pensionati) sostiene oltre il 55% del gettito IRPEF complessivo».
«Invochiamo una seria politica di contrasto all’evasione fiscale e contributiva – ha proseguito Cuzzilla -. Non è accettabile che dilaghi lavoro nero al punto che le ultime stime hanno calcolato un’evasione complessiva di 107,7 miliardi di euro. Per garantire la sostenibilità del nostro welfare e l’adeguatezza delle prestazioni, la ricetta non può che chiamarsi occupazione: più posti di lavoro stabili, più rispetto delle regole, sanzioni certe per chi le aggira. E non è troppo tardi, magari, per incentivare seriamente il secondo pilastro della previdenza complementare».
La separazione dell’assistenza dalla previdenza, la certezza dei diritti, il riconoscimento del merito, politiche attive per il lavoro e un forte patto tra le generazioni, sono le richieste che a gran voce i manager rivolgono alla politica. Bisogna investire in un progetto di politica industriale che abbia il suo centro nel capitale umano.
«Il nostro compito di associazione – ha chiuso il Presidente Federmanager – a tutela degli interessi della categoria manageriale, interprete privilegiata dei cambiamenti in atto nelle imprese, nei territori e nel sistema Paese è, fra i tanti, anche quello di valorizzare il lavoro. È nell’interesse di tutti, anche di chi ha lavorato una vita e oggi è costretto a sostenere il welfare di figli e nipoti».